Il Tribunale di Ancona ha emesso la sentenza di condanna per sei degli imputati nel processo per il crack di Banca delle Marche: la pena più elevata (10 anni e 6 mesi) è stata inflitta all’ex direttore generale Massimo Bianconi.

Nel corso delle requisitorie i pm avevano in dettaglio inquadrato gli eventi che hanno portato la banca jesina al fallimento (decretato il 10 marzo del 2016) analizzandoli nel loro concatenarsi, delibera per delibera e gruppo per gruppo. Erano stati analizzati tutti i finanziamenti deliberati dal Comitato esecutivo della Banca delle Marche, a favore di persone fisiche e giuridiche sovente senza alcun merito creditizio.

In particolare il pm Laurino nella sua disamina finale aveva ripercorso alcune modalità “tipiche” con cui venivano gestite alcune pratiche: faldoni assai voluminosi che avrebbero avuto bisogno di settimane se non di mesi per essere verificati, letti, controllati, venivano portati in delibera il giorno stesso, di fatto non concedendo il tempo materiale per gli adeguati controlli.

Dal canto suo il Pm Pucilli, che si è occupato soprattutto del versante Medioleasing ha rievocato la prassi di erogare finanziamenti a clientela già esposta nei confronti della banca: crediti in realtà finalizzati a risanare la posizione nei confronti dello stesso istituto in modo da evitare le segnalazioni in centrale rischi.

Il Tribunale di Ancona ha inoltre disposto una provvisionale risarcitoria in favore degli azionisti e degli obbligazionisti costituiti parte civile.

“Un altro importante obiettivo raggiunto in favore dei risparmiatori”, commenta l’avvocato Francesco Corfiati, legale di un ampio gruppo di investitori, il quale conferma che “è importante agire per far valere i propri diritti, mentre l’inerzia non conduce ad alcun risultato positivo”.