Moltissimi risparmiatori italiani hanno subito notevoli perdite per effetto dei cosiddetti diamanti da investimento.

I diamanti sono stati proposti come un investimento sicuro, ma, in realtà, sono stati venduti a prezzi gonfiati, sulla base di quotazioni inaffidabili e senza che vi fosse alcuna concreta prospettiva circa la loro effettiva rivendibilità.

A causa della scarsa trasparenza delle proposte, non era inoltre chiaro quale parte del prezzo fosse dovuta al costo effettivo del diamante e quale fosse invece rappresentata dalle commissioni applicate dalle società proponenti e dagli istituti bancari al momento dell’operazione.

Si tratta dunque di pratiche commerciali scorrette (attuate approfittando della fiducia che i risparmiatori riponevano nei funzionari e consulenti bancari che prospettavano l’operazione), in relazione alle quali è possibile agire per il risarcimento.

L’Antitrust ha multato due società (IDB e DPI) e quattro tra i principali istituti bancari italiani (Unicredit, Banco BPM, Intesa Sanpaolo e Mps), per aver venduto i diamanti con modalità scorrette.
Vi è, inoltre, un’importante novità: è fissata per il 19 luglio 2021, dinanzi al Tribunale di Milano, l’udienza del processo penale relativo al caso dei diamanti da investimento.

Il procedimento penale, che coinvolge 105 imputati, tre istituti bancari e due società, che ha portato al sequestro giudiziario di oltre 700 milioni di euro, somme destinate al risarcimento delle vittime di questa vicenda.

Secondo le indagini, erano i direttori e i consulenti finanziari che proponevano ai clienti l’investimento, prospettandolo, però, in modo ingannevole e fuorviante. I diamanti, cioè, venivano fatti apparire come un investimento sicuro garantendo prospettive di guadagno elevato. Lo dimostravano, dicevano, le quotazioni di mercato, che invece, in realtà, erano nulla più che un listino prezzi (gonfiato rispetto ai valori reali) pubblicato a pagamento su un quotidiano economico.

Chi ha acquistato i diamanti – anche se abbia già firmato una transazione e ricevuto un rimborso parziale – ha quindi, finalmente, la possibilità di agire per ottenere il risarcimento del danno, facendo valere le proprie ragioni – unitamente agli altri investitori danneggiati – mediante la costituzione di parte civile nel processo penale.

In questa prospettiva si inserisce l’intervento dell’Associazione Nazionale Consumatori – Difesa Risparmiatori, a favore degli investitori coinvolti, avvalendosi di un’assistenza legale qualificata, a condizioni agevolate.

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